Ah, la nostra cara Italia. Per un attimo, sembrava tutto perfetto: una Nazionale finalmente brillante, 40 minuti di calcio come non vedevamo da tempo. Due gol, manovre fluide, aggressività e quel senso di controllo assoluto che ci fa credere di essere i padroni del gioco. Poi, però, entra in scena lui, Pellegrini, con la sua mossa da manuale… del disastro. Già, perché bastava giusto un errore colossale per ribaltare tutto. Un fallo in scivolata inutile, per giunta in ritardo. Ma come ti viene in mente, caro Pellegrini? E non ci importa se il fallo non era cattivo: lo sbagli lo stesso, e lo sbagli in grande.
Risultato da cartellino rosso
Risultato? Cartellino rosso diretto e Belgio che, come un avvoltoio, si butta subito in avanti e segna. Un’Italia in dieci e la partita cambia volto. E Spalletti? Lui, povero, aveva studiato tutto alla perfezione: movimenti con e senza palla, strategie chirurgiche per colpire un Belgio che fino a quel momento sembrava più un pugile suonato che una squadra di calcio. Ma niente, l’errore di Pellegrini manda tutto all’aria. Grazie tante, eh!
Quella che era una partita sotto controllo diventa una lotta disperata per salvare il risultato. E qui spunta il nostro vecchio tallone d’Achille: la psicologia. Sì, perché dopo aver vinto l’Europeo, ci siamo migliorati, ma non siamo ancora capaci di reggere la pressione quando la situazione si complica. Gli Azzurri si abbassano, si impauriscono. Ricci, Frattesi e Tonali? Bravi, ma non basta: non riescono a congelare il gioco, a rallentare il ritmo, e iniziano a regalare palloni qua e là come se fosse Natale. E il Belgio, con tutto lo spazio che gli viene lasciato, si rianima, comincia a farci ballare sulle fasce, soprattutto con Doku, che fa impazzire la nostra difesa.
Gli episodi che contano
Alla fine, possiamo dire che ci è andata bene. Un rigore su Bastoni? Roba da brividi, per fortuna l’arbitro ha chiuso un occhio. E meno male, perché se avessimo preso un altro gol, addio sogni di gloria. Certo, in 11 contro 11 probabilmente avremmo vinto, e anche largamente. Ma questo “se” ormai non ci serve a nulla. Quello che resta è un’Italia che, per quanto bella e promettente, deve imparare a gestire gli scivoloni, quelli veri e metaforici. Perché nel calcio, gli episodi contano, eccome.
I segnali positivi ci sono stati: la preparazione perfetta, un inizio travolgente, la voglia di giocare palla a terra. Non siamo più quelli che si fanno subito infilare. Però, manca ancora qualcuno che in campo sappia tenere la squadra per mano nei momenti difficili. Ricci può crescere, certo. E c’è Pisilli che si sta affacciando con grande entusiasmo. Ma intanto, ripartiamo dai primi 40 minuti di ieri, sperando di mettere da parte le ingenuità di Pellegrini e di essere più solidi nei momenti complicati.
Un fallo che cambia le carte
L’espulsione di Lorenzo Pellegrini, che ha cambiato le sorti della partita della Nazionale italiana, fermata sul 2-2 dal Belgio dopo essere stata avanti di due reti, è stato il fulcro della conferenza stampa di Luciano Spalletti al termine della sfida di Nations League. Spalletti ha commentato: “Abbiamo perso due palloni pesanti in fase di costruzione. Quando giochi uomo contro uomo, devi saltare l’uomo, ma questo comporta dei rischi. Ho urlato a Bastoni di lanciare su Retegui nell’azione dell’espulsione, perché avevo notato il difensore avvicinarsi a Pellegrini. In quel momento, Bastoni non poteva vedere quanto spazio avesse il difensore per anticipare Pellegrini. Sono cose che dobbiamo imparare a ‘percepire’. Gli errori sono normali, ma purtroppo ci sono costati due gol, e il prezzo pagato è stato altissimo. Per quanto riguarda l’espulsione di Pellegrini, devo rivedere l’episodio, ma credo fosse giustificata. Lui si sentiva frustrato, ha tentato un intervento disperato, avendo la percezione di essere anticipato. Quando tocchi con i tacchetti, il rosso è inevitabile. Poi abbiamo subito gol sulla punizione e un altro evitabile su calcio d’angolo. Era una di quelle serate in cui ogni piccolo errore si paga caro.”
E a proposito di Pellegrini: gli errori capitano, sì, ma certi errori a certi livelli sono semplicemente imperdonabili.