Banca Progetto finanzia società legate alla ‘ndrangheta con fondi pubblici destinati alle PMI: scatta l’amministrazione giudiziaria

Banca Progetto è finita sotto amministrazione giudiziaria per aver concesso oltre 10 milioni di euro di finanziamenti a società legate alla ‘ndrangheta, utilizzando fondi pubblici garantiti dal Fondo Centrale di Garanzia, destinati a sostenere le piccole e medie imprese italiane. Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano hanno rivelato come l'istituto, eludendo le normative antiriciclaggio, abbia erogato prestiti a società infiltrate da organizzazioni criminali, trasferendo il rischio di insolvenza allo Stato

Smartopic Smartopic - Redazione
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La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per Banca Progetto, un istituto milanese specializzato in servizi finanziari per le piccole e medie imprese, dopo che un’indagine ha rivelato la concessione di oltre 10 milioni di euro di finanziamenti a società legate alla ‘ndrangheta. Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza (Gdf) e coordinate dal pm Paolo Storari, hanno fatto emergere una serie di criticità sui controlli interni della banca, che, in molti casi, ha eluso i principi della normativa antiriciclaggio.

Finanziamenti garantiti da fondi pubblici e aiuti di Stato

I finanziamenti erogati da Banca Progetto erano garantiti dal Fondo Centrale di Garanzia per le piccole e medie imprese, gestito dal Mediocredito Centrale, un fondo creato per sostenere l’economia italiana durante l’emergenza Covid-19 e, successivamente, a seguito dell’aggressione russa all’Ucraina. Tuttavia, l’analisi dei fascicoli bancari ha dimostrato che l’istituto, eludendo le normative antiriciclaggio, ha erogato finanziamenti assistiti da garanzia statale a società direttamente coinvolte in dinamiche criminali, riconducibili alla ‘ndrangheta. Tra i reati contestati, vi è il trasferimento fraudolento di valori, aggravato dall’agevolazione mafiosa.

Il coinvolgimento della ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo

Secondo la Procura di Milano, le società beneficiarie dei prestiti erano indirettamente gestite da soggetti contigui alla ‘ndrangheta, in particolare alla “locale” di Legnano e Lonate Pozzolo, nella provincia di Varese. Le indagini, coordinate dai procuratori Marcello Viola e Alessandra Dolci, hanno evidenziato che Banca Progetto ha concesso prestiti a società sotto il controllo di esponenti come Enrico Barone e Maurizio Ponzoni. Barone è stato condannato a 11 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta aggravata dall’agevolazione mafiosa, mentre Ponzoni ha patteggiato per gli stessi reati nel dicembre 2023.

Un sistema di concessione opaco

Il meccanismo di concessione dei prestiti, come accertato dai giudici, seguiva un modello costante. Ponzoni si relazionava direttamente con i funzionari della banca, che, pur consapevoli della sua presenza, non attivavano alcun controllo sul suo conto. Le sue società, come “Cfl Costruzioni srl”, “Crocicchio srl” e “Givi srl”, hanno ottenuto ingenti finanziamenti senza che venissero svolte le dovute verifiche, nonostante fosse noto, anche dai media, che Ponzoni era stato arrestato nel marzo 2023.

L’amministrazione giudiziaria: un intervento preventivo

Il provvedimento di amministrazione giudiziaria, eseguito oggi dalla Guardia di Finanza, non ha lo scopo di punire l’istituto, ma di correggerne l’organizzazione interna per prevenire ulteriori infiltrazioni criminali. L’amministratore giudiziario Donato Maria Pezzuto è stato incaricato di affiancare i vertici della banca per ridisegnare le procedure di controllo e adeguare i sistemi antiriciclaggio.

Il rischio trasferito allo Stato

La concessione dei finanziamenti da parte di Banca Progetto, garantiti dal Fondo di Garanzia, ha di fatto trasferito il rischio di insolvenza sulle casse dello Stato. I giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano hanno sottolineato il paradosso che il denaro, oltre 10 milioni di euro, finito nelle casse della ‘ndrangheta proviene direttamente dai fondi statali destinati al sostegno delle imprese. In sostanza, lo Stato si è trovato a finanziare indirettamente organizzazioni criminali.

Questo caso rappresenta un punto critico nella lotta contro le infiltrazioni mafiose nel sistema bancario e finanziario, e sottolinea la necessità di una maggiore attenzione e rigore nei controlli su chi accede a fondi pubblici, specialmente in contesti di emergenza economica.

La risposta di Banca Progetto

In una nota, la banca ha affermato che l’intervento giudiziario riguarda 10 finanziamenti su un totale di circa 40.000. L’istituto ha confermato la volontà di collaborare con il dottor Pezzuto per verificare l’efficacia dei sistemi di controllo interni e procedere con le necessarie migliorie.

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