Un Mostro dal Passato Profondo
Immaginatevi sotto il sole, in riva al mare, con le onde che lambiscono la spiaggia e l’azzurro che si stende all’orizzonte. E ora immaginate, proprio lì sotto, un predatore antico di 250 milioni di anni: lo squalo. Questo incubo preistorico, con il suo occhio gelido e la fila di denti affilati, incarna la paura più primitiva di tutte: quella di essere trascinati nell’oscurità mentre siamo indifesi.
Lo Squalo e il Cinema: Una Scena da Brivido
Non sorprende che una delle scene più memorabili del capolavoro di Steven Spielberg, “Lo squalo”, sia quella della ragazza che di notte si tuffa felice in mare, ignara del destino terribile che l’attende. Quando il libro di Peter Benchley uscì cinquant’anni fa, scatenò una reazione a catena di terrore e fascino. Il predatore che semina il panico a Long Island, il capo della polizia che lo caccia come un serial killer, la comunità balneare che precipita nel caos: gli ingredienti per un successo senza tempo c’erano tutti.
Dalla Pagina allo Schermo: Il Nascere di un Mito
Nel maggio del 1974, Spielberg iniziò a girare a Martha’s Vineyard quello che sarebbe diventato il film campione d’incassi e una pietra miliare del cinema. Non solo “Lo squalo” aprì le porte all’era dei blockbuster, ma con il suo giovane regista di 28 anni, segnò l’inizio della New Hollywood. Basato sugli attacchi di squalo del 1916 sul Jersey Shore, il romanzo di Benchley rimase nella top ten letteraria per 44 settimane, vendendo oltre 20 milioni di copie. Come sottolineò il New York Times, “Jaws” non era solo un libro sull’orrore marino: era anche una critica sociale, toccando temi come il matrimonio fallito, la corruzione e la crisi economica degli anni Settanta.
Lo Squalo Come Metafora Universale
La forza del libro e del film risiede nella “paura nuda”, un’allegoria perfetta per una minaccia incontrollabile. Fidel Castro lo definì addirittura una “splendida lezione marxista”. Spielberg, con il suo genio narrativo, utilizzò le minacciose note di John Williams per evocare il male invisibile, dimostrando che spesso ciò che non si vede è più spaventoso di ciò che si mostra.
Quint, Achab e l’Obsessione del Predatore
In “Lo squalo”, il personaggio di Quint incarna Achab, ossessionato dal predatore marino come il capitano di Melville con la sua balena bianca. Da quel fatidico 1974, gli squali sono diventati protagonisti di storie sempre più fantasiose: da squali preistorici a tornado di squali (grazie, Sharknado). Ma è sempre Quint-Achab a dare la vera chiave della paura nuda: “Qualche volta lo squalo se ne va, qualche volta no. Qualche volta quello squalo guarda diritto dentro di te. Dritto nei tuoi occhi.“
E così, cinquant’anni dopo, “Lo squalo” rimane non solo un capolavoro del terrore, ma anche una riflessione profonda sulle nostre paure più ancestrali. Spielberg ha creato un mostro che continua a nuotare nei nostri incubi, ricordandoci che sotto il sole e le onde, c’è sempre l’ombra dell’abisso.