Tico è tornato! E non è un miracolo, ma il frutto della scienza. Due batuffoli di pelo bianco identici all’originale scorrazzano felici in un video che ha fatto il giro del web. Il loro segreto? Sono cloni del cane amato, morto investito da un’auto.
In Corea del Sud la clonazione degli animali domestici è sempre più diffusa. Un fenomeno che sfrutta un vuoto legislativo: la legge sulla protezione degli animali non regolamenta questa pratica. E così, per superare il dolore della perdita, alcuni decidono di “replicare” il loro amico a quattro zampe.
Ma è davvero etico? I dubbi sono tanti. La clonazione apre scenari inquietanti: che effetti ha sul lutto? E che dire dello sfruttamento degli animali? I costi sono alti (tra i 61.000 e i 76.000 dollari) e la domanda è in crescita: nel 2023, 5,52 milioni di famiglie sudcoreane avevano un animale domestico, e 3,94 milioni di queste un cane.
Come funziona la clonazione? Le cellule del cane defunto vengono prelevate entro 24 ore dalla morte e impiantate in ovuli svuotati. I cuccioli si sviluppano poi in cani madre surrogati.
Le critiche non mancano. “È un business che sfrutta il dolore e apre la porta a maltrattamenti sugli animali”, denuncia Shin Joo-woon di Korea Animal Rights Advocates. “Gli animali non sono oggetti da replicare per soddisfare i nostri capricci”, aggiunge Cho Hee-kyung dell’Associazione coreana per il benessere degli animali.
Un dilemma etico senza facili risposte. La scienza può riportare in vita il nostro amico peloso, ma a quale prezzo? E soprattutto, è giusto farlo?