Sembra incredibile affermare tutto ciò, soprattutto dopo che centinaia di film hanno ingannato le nostre paure più remote spingendoci molto spesso ad odiare queste creature ma la realtà è che questi enormi predatori marini sono a rischio estinzione nel nostro Mar Mediterraneo. Si, avete letto bene, gli squali bianchi vivono nel nostro mare da secoli eppure non hanno mai fatto del male a nessuno, tranne in rarissimi casi di attacco e non nelle nostre acque, ma rimangono il nostro incubo peggiore grazie ai film che li hanno resi protagonisti del terrore.
Sperando di trovare un briciolo di razionalità nei cineamatori, ora possiamo affermare che l’estinzione dello Squalo Bianco è purtroppo al punto di non ritorno e senza riserve, come dimostrano gli studi condotti dall’Università di Siena. Questi grandi pesci infatti, proteggono da centinaia di anni l’ecosistema marino dai danni provocati dell’uomo (si, proprio noi). Ma inevitabilmente ne abbiamo un gran timore, comprensibile. La scorsa estate, siamo stati bombardati da notizie e video che vedevano protagonisti squali nostrani gironzolare per le spiagge vicino alle rive, complice un clima ormai fin troppo tropicale.
Ma la cruda realtà è che questo predatore fa parte del nostro pianeta, dobbiamo proteggerlo ed evitare che si estingua proprio per la nostra sopravvivenza, che lo si voglia o no. E non è un animale creato in laboratorio, come quei cani “inferociti dai padroni” che vanno tanto di moda e fortunatamente non azzanna a comando se non disturbato. E’ un animale preistorico utile al nostro pianeta, per questo va rispettato e tutelato. Nessuno si sognerebbe di fare “popi-popi” alla coda di un leone nella Savana, eppure, perché c’è chi cerca di provocare una “reazione” e attirare gli squali per scattare un bel selfie acchiappa-like?
Dove sono finiti gli squali bianchi?
Gli studiosi dell’Università di Siena e del Centro Studi Squali di Massa Marittima ci hanno dato una notizia che non avremmo mai voluto sentire: lo squalo bianco, una delle creature marine più iconiche e temute, sta praticamente scomparendo dalle nostre acque. Sì, avete capito bene, il Mediterraneo, che un tempo pullulava di squali bianchi, ora è quasi deserto. Secondo la ricerca “Monitoraggio e marcatura dello Squalo bianco nel Mediterraneo“, non avvistare neanche un esemplare durante le 650 ore di monitoraggio sul campo dal 2017 al 2024 è un segnale chiaro e inquietante.
Lo squalo bianco: da predatore a specie in pericolo
Dal 2016, l’International Union for Conservation of Nature (IUCN) ha classificato lo squalo bianco come ‘critically endangered‘. Tuttavia, sembra che nessuno abbia avvertito gli squali stessi di questo upgrade del loro status. I nostri mari, un tempo ritenuti un paradiso per questi magnifici predatori, ora sembrano offrire meno ospitalità di una festa senza buffet. L’Università di Siena sottolinea come la totale assenza di avvistamenti possa significare che la specie abbia superato la soglia di non ritorno, causando una grave perdita in termini di biodiversità.
La ricerca di Siena: tecnologia e passione al servizio degli squali
Il progetto, guidato dal professor Primo Micarelli e da un team di esperti come Francesca Romana Reinero e Consuelo Vicariotto del Centro Studi Squali, insieme alla professoressa Letizia Marsili e al gruppo di ricerca Magiamare-Siena, ha messo in campo il meglio della tecnologia e delle competenze scientifiche. Ma nonostante droni, sonar e un impegno degno di un film di Spielberg, il risultato è stato lo stesso: nessun grande squalo bianco all’orizzonte.
E adesso? La battaglia per la sopravvivenza dello squalo bianco
Che fare quindi? Dobbiamo rassegnarci all’idea che i nostri figli vedranno lo squalo bianco solo nei vecchi film di Spielberg? La situazione è critica, ma non ancora senza speranza. La ricerca invita a riflettere sulla necessità di proteggere questi animali, anche se, diciamocelo, convincere le persone a simpatizzare per un pesce di tre metri con un sorriso da serial killer non è esattamente una passeggiata. Ma senza di loro, il Mediterraneo perde un pezzo fondamentale della sua storia e della sua biodiversità.
Squalo bianco: inconfondibile fuori dall’acqua, ma un maestro di mimetismo in mare
Con i suoi denti tozzi e triangolari, il muso corto, gli occhi neri e le pinne robuste, lo squalo bianco è un animale inconfondibile quando viene catturato. Le sue notevoli dimensioni lo rendono facilmente riconoscibile. Tuttavia, distinguere uno squalo bianco in acqua può essere molto più difficile. Grazie al suo dorso color canna di fucile, che si confonde con l’acqua sovrastante, e alla pancia bianca candida, lo squalo bianco utilizza una tecnica di mimetismo nota come contrombreggiatura. Questo rende difficile la sua individuazione sia per le prede che per gli osservatori umani vicino alla superficie.
La confusione con altri squali Lamniformi
Gli squali Lamniformi del Mediterraneo, appartenenti alla famiglia dei Lamnidae, includono specie come lo smeriglio (o vitello di mare) e lo squalo mako pinna lunga, che spesso vengono confusi con il loro più famoso cugino, lo squalo bianco. Pescatori e osservatori, privi di conoscenze specifiche, tendono a raggruppare queste specie sotto un unico nome collettivo. “Per molto tempo, in alcune lingue locali, è stato ampiamente utilizzato un unico nome comune,” spiega De Maddalena. “Parole come pescecane in italiano e haifisch in tedesco sono state usate per secoli per indicare tutte le specie di squali della famiglia dei Lamnidae.“
L’evoluzione della percezione del grande squalo bianco
In passato, il grande squalo bianco era comune in alcune aree del Mediterraneo, ma oggi gli incontri ravvicinati con l’uomo sono rari. Questa relativa rarità ha contribuito alla confusione nella registrazione degli avvistamenti. Spesso, i pescatori esperti possono confondere i giovani squali bianchi con smerigli e mako. “Questo è il principale motivo per cui molte catture di giovani squali bianchi non vengono registrate come tali e passano inosservate,” sottolinea De Maddalena.
Implicazioni della confusione nell’identificazione
Questa confusione può avere conseguenze significative per la conservazione e la ricerca sugli squali bianchi. Errori nella registrazione dei presunti avvistamenti di squalo bianco possono portare a dati inaccurati sulla loro popolazione e distribuzione. Inoltre, lo scambio di identità tra specie può ostacolare gli sforzi di protezione specifici per ciascuna di esse. È quindi fondamentale migliorare la formazione e le conoscenze dei pescatori e degli osservatori per garantire una corretta identificazione e protezione degli squali nel Mediterraneo.
Selacofobia: Quando la Paura degli Squali Diventa Invasiva
La selacofobia è una paura invadente, immotivata e irrazionale degli squali, che si distingue dalla semplice paura in situazioni di reale pericolo. Se ci troviamo in mare aperto e vediamo uno squalo, è naturale provare paura, in quanto il nostro organismo si prepara a difendersi da un potenziale pericolo, manifestando sintomi come tachicardia, respirazione accelerata e tensione muscolare.
Reazioni del Corpo di Fronte al Pericolo
Quando il corpo percepisce un pericolo, reale o immaginario, entra in una modalità di difesa, pronta a combattere o fuggire. Questa reazione neurovegetativa include sintomi di panico come:
- Tachicardia
- Respirazione accelerata
- Tensione muscolare
- Sudorazione eccessiva
Questi sintomi sono normali e giustificati in situazioni di pericolo evidente, aiutando l’organismo a sopravvivere.
La Differenza tra Paura e Fobia
La fobia, invece, è una paura del tutto ingiustificata e irrazionale. La selacofobia può far sì che una persona sperimenti gli stessi sintomi di panico sopra descritti anche davanti a un acquario con degli squali o addirittura guardando un film sugli squali. Il fobico è incapace di distinguere tra un pericolo reale e un pericolo immaginato. Un disturbo fobico può essere definito come la paura che si sperimenta di fronte a un pericolo mortale, anche in assenza di un vero pericolo mortale. Chi soffre di selacofobia prova disagio e terrore avvicinandosi o pensando di avvicinarsi a specchi d’acqua come mari, laghi o fiumi.
Sintomi della Selacofobia
Di fronte a uno squalo, i selacofobici possono sperimentare una serie di sintomi, tra cui:
- Nausea
- Sudorazione eccessiva
- Vampate di calore
- Senso di irrealtà
- Timore di morire
- Attacchi d’ansia
- Attacchi di panico
Origini della Paura
Il termine “selaco” deriva dal greco antico “selachos” (σέλαχος), che significa “squalo“, mentre “fobia” deriva da “phobos” (φόβος), che significa “paura“. Questi termini descrivono una paura irrazionale e persistente degli squali.
Quando la Fobia Diventa Irrazionale
Nei casi più gravi, la fobia degli squali può diventare completamente irrazionale, portando la persona a provare paura e panico anche in situazioni del tutto sicure, come guardare un documentario sugli squali o visitare un acquario. La fobia, dunque, rappresenta una reazione sproporzionata rispetto alla reale minaccia. In sintesi, la selacofobia è una paura irrazionale degli squali, che può manifestarsi in situazioni in cui non esiste alcun pericolo reale. Comprendere la differenza tra una paura giustificata e una fobia è essenziale per affrontare e trattare efficacemente questo disturbo, migliorando così la qualità della vita delle persone affette.
La presenza degli squali bianchi: nessun pericolo per i bagnanti
Nessuna minaccia, quindi, per i bagnanti: il temibile predatore di Jaws, famosa pellicola del 1975, si trova nella zona balneare del Massachusetts solo per cibarsi di foche, non di turisti. La sua presenza è un buon indicatore di un ecosistema che purtroppo si sta spopolando e, anche qualora un esemplare dovesse avvicinarsi troppo alla costa, la tecnologia ci spedirebbe subito un segnale di allerta. Nessun pericolo.