Il Senato italiano ha approvato in via definitiva il disegno di legge che rende la maternità surrogata un “reato universale“. Con 84 voti favorevoli e 58 contrari, la nuova normativa, a firma della deputata Carolina Varchi di Fratelli d’Italia (FdI), modifica la Legge 40 del 2004, vietando il ricorso alla Gestazione per Altri (GPA) anche se praticata all’estero. Da ora in poi, un cittadino italiano che utilizza la GPA in paesi dove è legale, sarà comunque perseguibile in Italia. Le pene previste sono la reclusione da tre mesi a due anni e una multa che può variare da 600mila a un milione di euro.
Il provvedimento è stato accolto con tensioni all’interno dell’aula parlamentare, già infiammata dalla bocciatura delle tre questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni. La discussione è stata caratterizzata da continui scontri tra i senatori dei vari schieramenti, con i presidenti di turno che hanno minacciato ripetutamente di sospendere la seduta. Anche durante la fase di votazione degli emendamenti, la situazione è rimasta tesa: tutti e sei gli emendamenti proposti, tra cui quello del senatore Ivan Scalfarotto (Italia Viva), sono stati respinti.
Scalfarotto, in particolare, aveva proposto di garantire i diritti dei minori nati da GPA all’estero, chiedendo il riconoscimento del rapporto filiale con i genitori di fatto. Le opposizioni hanno duramente criticato il disegno di legge. La senatrice pentastellata Elisa Pirro ha definito la legge “un volgare attacco alle coppie omosessuali”, mentre il democratico Filippo Sensi ha parlato di un “furore legislativo” contro i bambini nati tramite GPA, sottolineando che anche un cattolico può essere a favore della surrogazione, poiché “al cuore del messaggio cristiano c’è l’amore”.
Dall’altro lato, Pierantonio Zanettin di Forza Italia ha cercato di chiarire che parlare di “reato universale” è improprio, poiché la legge si limita a punire cittadini italiani che ricorrono alla maternità surrogata all’estero, pratica già vietata in Italia.
Cosa significa reato universale
Il concetto di “reato universale” implica che una condotta vietata venga punita ovunque nel mondo, anche se avviene in uno Stato dove è legale. Questo disegno di legge, originariamente proposto da Giorgia Meloni nella precedente legislatura, e ora portato avanti da Carolina Varchi, introduce una modifica cruciale alla Legge 40 del 2004. Quest’ultima vietava già la maternità surrogata in Italia, ma la nuova formulazione estende il divieto anche se la GPA viene effettuata all’estero.
La legge approvata modifica l’articolo 12, comma 6, della Legge 40, aggiungendo un paragrafo che prevede la punibilità del cittadino italiano secondo le leggi italiane anche nel caso in cui la surrogazione di maternità sia avvenuta all’estero. In pratica, se un cittadino italiano ricorre alla maternità surrogata in un Paese in cui è legale, sarà comunque soggetto alle pene previste dalla legge italiana al suo rientro.
La ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, ha difeso con fermezza il provvedimento, affermando che il voto del Parlamento ha permesso di riaffermare i diritti delle persone, proteggendo la dignità dei bambini e delle madri. Il presidente dei senatori di FdI, Lucio Malan, ha dichiarato che l’obiettivo della legge è proteggere i bambini, garantendo loro il diritto di conoscere i propri genitori biologici e di non essere trattati come “merce”.
In sintesi, la nuova normativa riflette una forte presa di posizione dell’Italia contro la maternità surrogata, estendendo le sanzioni anche oltre i confini nazionali, e sollevando dibattiti accesi su diritti, etica e diritti dei minori.
Maternità surrogata, come funziona nelle altre parti del mondo
Mentre in Italia la Gestazione per Altri (GPA) è diventata un reato universale, ovvero punibile anche se praticata all’estero, in altri Paesi del mondo esistono leggi che regolamentano la maternità surrogata in modo dettagliato. Alcuni Stati permettono questa pratica in forma commerciale, cioè con compenso per la madre surrogata, mentre altri consentono solo la forma solidale o altruistica, dove non vi è guadagno economico, ma solo il rimborso delle spese mediche. Ecco come funziona la GPA in diverse nazioni.
Dove la GPA è consentita
Secondo una mappa globale pubblicata dall’associazione Luca Coscioni nel 2023, sono 65 i Paesi che ammettono la maternità surrogata in qualche forma. Negli Stati Uniti, per esempio, la regolamentazione varia da Stato a Stato: in California è legale sia la GPA commerciale che quella solidale, con tutele legali per i genitori intenzionali e le madri surrogate. Al contrario, Stati come New York hanno legalizzato la pratica solo di recente, ma con restrizioni, mentre in altri Stati la GPA rimane illegale.
Nell’Europa dell’Est, nonostante il conflitto in corso, sia la Russia che l’Ucraina permettono la maternità surrogata, con alcune limitazioni. In Russia, la GPA è legale in entrambe le forme per coppie eterosessuali sposate e donne single, ma non per le coppie omosessuali. Anche in Ucraina, la GPA è ampiamente diffusa, soprattutto quella commerciale, e molte coppie italiane si recano in questo Paese per accedere a cliniche specializzate.
Altri Paesi che consentono la GPA includono il Canada, dove è permessa solo in forma solidale, e il Regno Unito, che prevede un sistema di “parental order” per trasferire i diritti legali dal genitore surrogato ai genitori intenzionali. In Grecia e Portogallo, invece, è possibile ricorrere alla GPA, ma solo dopo aver dimostrato l’infertilità della coppia.
Paesi che vietano la GPA
In molti Stati europei, come Francia, Spagna, Germania e Norvegia, la maternità surrogata è vietata sia nella forma commerciale che in quella solidale. Tuttavia, in nessuno di questi Paesi la GPA è considerata un reato universale, al contrario di quanto avviene ora in Italia.
Altri Paesi, come l’Argentina e la Nigeria, si trovano in una zona grigia: qui, la maternità surrogata commerciale non è regolamentata dalla legge, ma nemmeno perseguita, creando una situazione di ambiguità normativa.
I Paesi che permettono la GPA solidale
La maternità surrogata solidale è consentita in molte nazioni occidentali, tra cui il Canada, l’Australia, i Paesi Bassi e il Regno Unito. In questi Paesi, le donne che accettano di portare a termine una gravidanza per conto di un’altra coppia non ricevono un compenso economico, se non il rimborso delle spese mediche. Anche in questi casi, vi sono rigide normative che regolano l’accesso alla GPA e le tutele legali per tutte le parti coinvolte.
Mentre l’Italia ha adottato una linea dura vietando la GPA in tutte le sue forme, la situazione internazionale è molto variegata, con molte nazioni che offrono alle coppie, eterosessuali o omosessuali, la possibilità di diventare genitori attraverso questa pratica, seppure con diverse restrizioni.